La fascia costiera, dopo qualche decina di metri dal mare, aveva una marcata contropendenza e questa e' la ragione per cui i fossi e le marane non sfociavano direttamente al mare creando la palude.
Il territorio di Pomezia venne espropriato alle grandi tenute semi-abbandonate dei vecchi proprietari latifondisti. Negli anni '30 in queste tenute vivevano sparute comunita' familiari in casali sparsi ed erano formate da fattori, mandriani e pochi agricoltori. Un' altra popolazione vi albergava solo in alcuni periodi dell'anno e proveniva generalmente dai paesi della Ciociaria e dagli Abruzzi dedicandosi alla pastorizia, all'industria boschiva e del carbone. Questa popolazione viveva, da Ottobre a Giugno, in rozze capanne sparse nelle radure della macchia, riuniti in piccoli gruppi.
Il territorio di Pomezia, come estensione, lo si considerava il piu' grande comune d'Italia per la popolazione residente negli anni '40, spaziava dal mare ai confini dei Castelli Romani, dai confini di Anzio e Aprilia a Roma. Nel nuovo comune di Pomezia faceva parte integrante il Borgo di Pratica di Mare, il Borgo di Ardea, il Borgo del Cerqueto di Santa Palomba, e ventidue casali delle vecchie proprieta'.
Il nuovo territorio di Pomezia era formato dal 30% di boschi di sughero, olmi, roveri e querce di alto fusto, il 60% di dune con vegetazione legnosa composta da rovi di more, peri selvatici, bianco spino, ginestre, asparagina, pungi topo e fitta vegetazione erbacea, mentre il 10% era formato da paludi le quali si trovavano lungo il territorio di Torvajanica e spaziavano da Campo Ascolano a Tor San Lorenzo. La palude era composta da una fitta vegetazione di canneti, felci ed erba acquatica, habitat naturale di zanzare, rane, bisce e selvaggina d'acqua che rappresentava una ricca cacciagione per i cacciatori provenienti dai Castelli Romani.
L'opera di bonifica iniziò subito dopo l'inaugurazione della citta' di Aprilia il 25 Aprile 1938. Si inizio' con la bonifica e il prosciugamento delle paludi lungo il litorale di Torvajanica con l'installazione di stazioni di pompaggio delle acque basse verso i fossi piu' alti che sfociavano al mare. Gli impianti idrovori, costruiti nel territorio, furono quattro. Il primo in localita' La Fossa, il secondo in localita' Campo Jemini, il terzo in localita' Campo Selva e il quarto a Tor San Lorenzo. L'opera di bonifica creo' molto lavoro : imprese di costruzione, stradali, inprese di bonifica dei fossi, imprese di decespugliamento e disboscamento, imprese di dissodamento dei terreni. I lavori dovevano essere consegnati entro Settembre 1939.
Sarebbero state le famiglie dei coloni trentini della Bosnia e dei coloni veneti della Romania a consolidare l'eccelsa opera della bonifica pontina, ma l'alluvione e le frane della primavera precedente e la fretta di occuparsi dei senza tetto della provincia di Forli', rimando' la partenza dei coloni al 1940. Il 24 Giugno 1939, partirono da Forli' le prime quaranta famiglie piu' disagiate, nonostante la bonifica non fosse terminata. Queste vennero accompagnate alla stazione da donna Rachele Mussolini. Dopo il saluto e un breve discorso vi fu la partenza per Pomezia.
Le famiglie romagnole arrivate a Santa Palomba furono accolte dagli incaricati dell'O.N.C. e dal comitato d'onore formato dai nativi di Ardea e Pratica di Mare. Dopo un breve saluto e un fugace riposo le famiglie furono accompagnate con i camion militari alla propria casa colonica assegnata.
Arrivate ai poderi dopo aver attraversato strade sterrate, i fattori dell'O.N.C. consegnarono ai capo famiglia le chiavi dei casali. All'interno dei casali c'era di tutto: mobili, letti, lenzuola, coperte, generi alimentari e perfino la legna ed i fiammiferi sul focolare. L'entusiamo iniziale fu interrotto molto presto dalla realta' circostante : terreni non ancora bonificati del tutto, cespugli di spini, mosche e zanzare.
Tutte le mattine gli incaricati del O.N.C. a cavallo passavano per i casali a consegnare latte e uova fresche rassicurando i coloni che presto sarebbero terminati i lavori di bonifica..
Alla fine di Luglio 1939 fu terminata la bonifica dei campi e la mattina del 1 Agosto con due fischi di sirena iniziò la prima aratura. Aratri che andavano in profondita' di circa un metro, trainati da due grandi macchine a vapore, le cosiddette trattrici Fowler, ribattezzate dai coloni " le favole ", solcarono i terreni. La terra rivoltata di circa un metro di profondita' copriva le zolle di erba, di insetti, tarantole, vipere ecc. La terra vergine e fertile, per la prima volta dopo millenni veniva baciata e riscaldata dai raggi del sole di Agosto. L'Opera Nazionale Combattenti consegno', quindi, ad ogni famiglia l'attrezzatura necessaria per il completamento della bonifica e per la coltivazione: aratri, erpici, rompizolle e due vacche maremmane. Dopo le prime pioggie di Settembre i coloni iniziarono a spianare i terreni per prepararli alla semina.
Nello stesso mese iniziarono ad insediarsi le famiglie dei coloni provenienti dalla Francia. Infatti, subito dopo il 1 Settembre 1939, quando la Germania e la Russia occuparono la Polonia, le autorita' francesi si irrigidirono sempre piu' nei confronti dei nostri connazionali e li costrinsero a lasciare tutto e a fuggire in fretta e furia. Queste famiglie allora vennero premiate dal governo fascista che gli consegno' i poderi dell'Agro Pontino.
Tra Gennaio e Maggio del 1940 arrivarono anche i coloni trentini della Bosnia e i Veneti della Romania.
Il centro storico di Pomezia fu costruito in soli 18 mesi. Dal 25 Aprile del 1938, con la posa della prima pietra, al 29 Ottobre 1939 furono realizzati il comune e la torre civica , la posta , la chiesa, le scuole e la palestra, l'asilo con gli alloggi per le suore, il cinema, la casa del fascio, la caserma dei carabinieri, l'albergo, il consorzio agrario e trenta appartamenti per gli impiegati comunali e dell' O.N.C., nonche' i negozi cittadini. Nell'arco degli stessi 18 mesi furono realizzate 187 case coloniche di cui 141 di nuova costruzione e 46 furono ricavate dalla ristrutturazione di vecchi casali. Le nuove case erano costruite a due piani, prevedevano al primo piano tre/quattro camere da letto, al piano terra vi era la cucina, il magazzino, il capannone e la stalla. All'esterno, dietro il fabbricato, vi era la concimaia e il gabinetto e al fianco del fabbricato vi era il forno, il porcile ed il pollaio. Davanti al casale vi era il pozzo completo di pompa a mano e tre vasche in cemento. Ogni casa colonica aveva un podere che variava dai 16 ai 32 ettari di terreno e veniva consegnato in relazione ai componenti lavorativi di ogni famiglia.
Terminati i lavori di bonifica e di costruzione di Pomezia, il 29 Ottobre 1939 era tutto pronto per l'inaugurazione. Mussolini parti' da Roma accompagnato dal presidente dell'Opera Nazionale Combattenti On. Araldo di Crollalanza e da un notevole seguito di autorita'. Raggiunse prima in visita Ardea poi si reco' in visita di due poderi. Il primo del romagnolo Fabbri Antonio di Via Laurentina e qui vi pianto' alcune piante da frutta, poi si trasferi' in via della Monachelle presso la famiglia Tocacelli Adele in Mini dando luogo alla inaugurazione della prima semina del grano.
Alle ore 15,30 circa di quel 29 Ottobre 1939, il corteo entro' in Pomezia per via Roma e piazza dell'Impero (oggi piazza Indipendenza). Mussolini visito' la casa del fascio, si diresse verso il comune e qui gli mostrarono il confalone della citta' che fu benedetto da Mons. Guglielmo Grassi. Al termine della cerimonia, il duce sali' sul podio della torre, salutato dalla folla entusiasta; assaporo' un grappolo d'uva e delle mele offerte dai coloni dell'agro e quindi diede luogo al suo discorso, dicendo:
" L'anno XVIII dell'era fascista non potrebbe cominciare sotto auspici migliori. Comincia con l'inaugurazione di Pomezia, quinto comune dell'Agro Pontino Romano, oggi il piu' giovane comune d'Italia. La battaglia contro la mortifera palude e' durata dieci anni, ma noi oggi qui possiamo esaltare la nostra piena ed indiscutibile vittoria. Vittoria sulle forze disordinate della natura, vittoria sull' inerzia dei vecchi governi che furono e non torneranno. Per questa vittoria abbiamo impegnato manipoli di ingegneri, falangi di tecnici, moltitudini di operai che hanno tracciato strade, scavato canali, costruito case per riporre la vita lì ove regnava la morte. Se il regime fascista nei suoi primi diciassette anni di vita non avesse al suo attivo altra opera che fu quella della bonifica delle paludi pontine, cio' basterebbe per raccomandarne la gloria e la potenza ai secoli che verranno. Ma il regime ha al suo attivo altre formidabili imprese ed e' ben lungi dall'avere esaurito il suo ciclo e soprattutto la forza indomabile della sua volonta'. Camerati Rurali ! Mettetevi subito al lavoro con quell' intelligente tenacia che e' un peculiare attributo della razza italiana, portate - nel vostro interesse e in quello della nazione - al massimo della fecondita' la terra che attende la vostra fatica. Questi poderi che vi vengono consegnati dall'Opera Nazionale Combattenti un giorno potranno essere vostri e dei vostri figli: Dipende soltanto da Voi .
Terminato il discorso fra applausi e ovazioni, prese la parola il presidente del O.N.C. On. Araldo da Crollalanza. Con l'inaugurazione di Pomezia, che avviene regolarmente nei tempi e nei modi da Voi fissati, la battaglia per la redenzione dell'Agro Pontino Romano, sbocca vittoriosamente al suo epilogo. La ciclopica impresa, nella quale invano si cimentarono imperatori e papi, e che Voi impostate con romana concezione, ispirata ad alte finalita' politiche, igieniche ed economiche, si conclude, in poco meno di un decennio: fu infatti solo il 23 Novembre 1929 che Voi, visitando l'Agro Pontino, imprimeste ai lavori idraulici, affidati al Consorzio di Bonifica, il ritmo decisivo, assicurandone gli adeguati finanziamenti, mentre e' solo del 28 Agosto 1931 il Decreto Reale che attribuiva al O.N.C. i primi 18.000 ettari di terreni da trasformare, e dal 10 Novembre 1931, cioe' di otto anni fa, l'effettivo inizio di tali lavori. Le tappe della grande battaglia che, nel Vostro nome e sotto la Vostra guida, e' stata combattuta in questi anni dai Consorzi di Bonifica e dall'Opera Combattenti, sorretti dagli organi di partito e dal Ministero dell'Agricoltura, affiancati dalle Universita' Agrarie e dai piu' volenterosi proprietari, con la valida collaborazione del Commissariato per le Migrazioni e la Colonizzazione, della Milizia Forestale e delle Autorita' Sanitarie, ha impegnato un esercito di lavoratori, per un complesso di circa 30 milioni di giornate lavorative ecc...
(informazioni tratte dal libro" POMEZIA quinta citta' dell'Agro Pontino - dalle paludi alla bonifica "- di Pietro Guido Bisesti)
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