La fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1918, aveva lasciato l'Italia in una grave crisi economica.
Dal 1919 al 1922 si susseguirono i governi di F.S. Nitti, G.Giolitti, I.Bonomi e L.Facta senza che fossero date risposte concrete al malcontento dei diversi strati della popolazione. Anzi, la lotta politico/sociale si inasprì ulteriormente quando si presentò sulla scena il movimento dei "Fasci italiani di combattimento" fondato da Benito Mussolini.
Allo sciopero generale di protesta contro lo squadrismo fascista, indetto da forze di sinistra nel luglio del 1922, rispose la mobilitazione, a Napoli, dei Fascisti che cominciarono apertamente a parlare di conquistare il governo del paese.
Questa azione culminò con la "marcia su Roma", 28 ottobre 1922.
L'esercito italiano fermò abbastanza agevolmente la marcia alle porte di Roma, ma il decreto di stato d'assedio, sottoposto da Facta al re Vittorio Emanuele III, che avrebbe consentito di fronteggiare la rivolta armata, non venne firmato. Facta si dimise e il re prese contatti con Mussolini, rimasto a Milano, per la costituzione di un nuovo governo, forse nell'intento di assorbirlo in un governo di coalizione presieduto da Salandra. Mussolini però, assumendo un atteggiamento intransigente, fece fallire ogni soluzione di compromesso ottenendo dal re l'incarico di formare il nuovo governo.
Dal 1919 al 1922 si susseguirono i governi di F.S. Nitti, G.Giolitti, I.Bonomi e L.Facta senza che fossero date risposte concrete al malcontento dei diversi strati della popolazione. Anzi, la lotta politico/sociale si inasprì ulteriormente quando si presentò sulla scena il movimento dei "Fasci italiani di combattimento" fondato da Benito Mussolini.
Allo sciopero generale di protesta contro lo squadrismo fascista, indetto da forze di sinistra nel luglio del 1922, rispose la mobilitazione, a Napoli, dei Fascisti che cominciarono apertamente a parlare di conquistare il governo del paese.
Questa azione culminò con la "marcia su Roma", 28 ottobre 1922.
L'esercito italiano fermò abbastanza agevolmente la marcia alle porte di Roma, ma il decreto di stato d'assedio, sottoposto da Facta al re Vittorio Emanuele III, che avrebbe consentito di fronteggiare la rivolta armata, non venne firmato. Facta si dimise e il re prese contatti con Mussolini, rimasto a Milano, per la costituzione di un nuovo governo, forse nell'intento di assorbirlo in un governo di coalizione presieduto da Salandra. Mussolini però, assumendo un atteggiamento intransigente, fece fallire ogni soluzione di compromesso ottenendo dal re l'incarico di formare il nuovo governo.
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