sabato 21 novembre 2009

L'eccidio di Palazzo D'Accursio

 



Il 21 novembre 1920, in Piazza Maggiore, i socialisti festeggiano la vittoria elettorale e l'elezione a Sindaco del massimalista Enio Gnudi. Nei giorni precedenti i fascisti guidati da Arpinati hanno promesso lo scontro con manifesti provocatori: vogliono impedire ai socialisti di "issare il loro cencio rosso sul palazzo comunale". Provenienti da via Rizzoli e dall'Archiginnasio e forti di alcuni rinforzi da Ferrara guidati dallo squadrista Olao Gaggioli, 300 fascisti armati sono bloccati dalla Guardia Regia in Piazza Nettuno. Vengono sparati colpi d'arma da fuoco. La folla cerca di fuggire nel cortile di Palazzo d'Accursio, ma le Guardie rosse, un gruppo di armati comunisti e massimalisti che presidiano il palazzo, ritenendo in corso un assalto fascista, chiudono il portone e gettano bombe a mano sulla folla tumultuosa. E' una strage: si contano 10 morti e 58 feriti, tutti socialisti, in maggioranza per colpi d'arma da fuoco. Nello stesso tempo si comincia a sparare anche nell'aula consiliare contro i consiglieri di minoranza (tra cui non figura alcun rappresentante del Fascio): l'avvocato Giulio Giordani, mutilato di guerra, è ferito a morte e l'avvocato Cesare Colliva riceve due proiettili in faccia. Il tragico avvenimento ha risonanza nazionale e segna l'inizio dell'ascesa fascista. Giordani sarà considerato il primo grande martire fascista. La giunta neoeletta di Elio Gnudi sarà costretta a ritirarsi senza essersi insediata, sostituita da un commissario prefettizio. Per la strage di Palazzo d'Accursio saranno condannati, il 3 aprile 1923, alcuni militanti comunisti, che però riusciranno a fuggire in Russia.

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