venerdì 6 novembre 2009

Il Prestito del Littorio



Il decreto legge n. 1831 del 6 novembre 1926 dispone la conversione obbligatoria in un nuovo titolo del Debito Consolidato (il Prestito del Littorio) di 15.209 milioni di B.O.T., di 1.148 milioni di B.T.P. quinquennali e di 4.000 milioni di B.T.P. settennali, per un totale di 20.357 milioni che, in virtù dei prezzi di conversione per i vari tipi di titoli citati e dei versamenti in contanti per circa 3,5 miliardi di lire, portano le sottoscrizioni del prestito ad oltrepassare i 27,5 miliardi.
La massiccia conversione d'imperio viene accolta senza particolari proteste da parte dell'opinione pubblica che accetta senza colpo ferire il provvedimento, che è interpretato e vissuto come un sacrificio chiesto al risparmio privato per concorrere al salvataggio della lira e quindi delle pubbliche finanze, nella previsione che i costi immediati dell'operazione saranno poi compensati dai vantaggi che essa assicurerà in futuro.
Una volta assorbito lo shock dell'annuncio, il mercato proseguirà sul sentiero già tracciato dell'apprezzamento del cambio e con un massiccio reingresso di capitali: il consolidamento forzoso è dunque l'ultimo e decisivo tassello che consente al regime di vincere la "battaglia della lira".

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